Dal punto di vista del linguaggio la matematica per certi versi sembra essere del tutto analoga alle altre scienze. In effetti, come biologi o fisici o altri, il matematico, solitamente parla di certi ``universi'' popolati da certi ``oggetti''. I vari oggetti hanno delle caratteristiche proprie e sono governati da leggi ben definite. Il matematico descrive le proprietà di insiemi e numeri in maniera analoga a come lo scenziato descrive la struttura di molecole e cristalli. Frasi del tipo ``esiste una funzione tale che ...'', in matematica (moderna), sono altrettanto comuni come affermazioni sull'esistenza di certe molecole subatomiche in fisica.
Diversamente dagli oggetti materiali, però , i costrutti della
matematica avanzata1 sono totalmente
inaccessibili ai nostri sensi, essi possono essere visti solo dagli
occhi della mente. Quando disegnamo (noi matematici) il grafico di
una funzione, sappiamo bene che il segno sulla carta non è altro
che una delle tante possibili rappresentazioni di un'entità
astratta, che di suo non può né vista né toccata. Normalmente
il matematico ragiona sull'esistenza e sulle proprietà di certe
entità astratte senza preoccuparsi troppo di questioni ontologiche
riguardanti l'esistenza ``reale'' delle entità in questione.
Per un approfondimento sulla questione ontologica (cui forse
accenneremo) potete guardare [15].
La capacità di vedere, in qualche modo, tali ``oggetti invisibili''
sembra essere una componente essenziale del sapersi muovere nella
matematica. La mancanza di questa capacità può essere una delle
principali ragioni per cui la matematica sembra essere praticamente
impermeabile a molti soggetti (lei parla di ``well-formed minds'').
D'ora in avanti utilizzeremo la parola strutturale per indicare
un approccio in cui le nozioni matematiche sono trattate come se esse
corrispondessere in qualche modo ad oggetti astratti; questo non è
l'unico approccio possibile, esiste anche quello operativo. Ad esempio
una funzione può essere considerata come un processo di calcolo,
la simmetria può essere interpretata come trasformazione; in
entrambe questi due casi si può parlare di concezione operativa
di una nozione matematica.
Vedere un'entità matematica come un oggetto significa essere in grado
di riferirsi ad essa come se fosse una cosa reale, una struttura statica
esistente da qualche parte nello spazio-tempo. Significa essere in grado
di riconoscere l'idea nel suo insieme ed essere in grado di manipolarla
come un tutt'uno, senza necessariamente occuparsi dei suoi dettagli.
Hadamard [6] dice che pensare in maniera strutturale associa
ad un concetto una fisiognomica che permette di pensare ad ``esso come una
cosa unica, anche se complicata, nello stesso modo in cui vediamo la faccia
di un uomo'' che in effetti è caratterizzata da molti particolari che per
noi formano un tutt'uno.
In contrasto, interpretare una nozione come processo (approccio operativo)
implica interpretarlo come un'entità ``potenziale'' (piuttosto che come
un'entità vera), la quale esiste nel momento in cui viene utilizzata in
una sequenza di azioni.
Pertanto, mentre la concezione strutturale è statica, instantanea,
unificante, quella operativa è dinamica, seuenziale e dettagliata.
Sfard non sembra voler fare un trattato sulla distinsione tra i due approcci,
si limita ad indicarli e descriverli brevemente, ma afferma che alla base
della distinzione tra i due sta una profonda distinzione ontologica.
Credo (non mi è ben chiaro), che si riferisca al fatto che un approccio
operativo, che chi vede un'entità matematica come un processo che agisce
su certi ogetti abbia bisogno di vedere certi oggetti come reali, come se
la matematica offrisse processi per agire sul mondo reale.
Molto spesso i concetti matematici possono essere definiti o presentati sia
in maniera operativa che strutturale, sono riportati alcuni esempi in
2 (Tabella 1).
La doppia natura dei concetti matematici si può notare non solo nelle descrizioni verbali, ma anche analizzando vari modi di rappresentare simbolicamente i concetti in questione. Anche se una proprietà come la strutturalità di una concezione è interna al soggetto, piuttosto che nei simboli, è anche vero che alcuni tipi di rappresentazioni sono più suscettibili ad una interpretazione strutturale di altri. Ad esempio differenti modi di interpretare una funzione possono essere identificati nei tre diversi modi di rappresentare la funzione y=3x4 riportati in 1
Il programma (in BASIC credo!) sembra corrispondere alla concezione operativa
di funzione, in quanto la presenta come un processo computazionale, non come
un'unica entita. Dall'altro lato abbiamo la rappresentazione grafica che
combina le infinite coppie di punti della funzione in un'unica linea continua
liscia, in questo modo queste infinite componenti della funzione possono
essere ``prese'' (en. ``grasped'') come un tutt'uno (en. ``integrated whole'');
il grafico, quindi, incoraggia l'approccio strutturale.
L'espressione algebrica può essere facilmente interpretata in entrambe i
modi: può essere spiegata operativamente come una descrizione sintetica di
certi calcoli, oppure strutturalmente come una relazione statica tra due
grandezze. Questa particolare dualità di interpretazione corrisponde
al già vastamente discusso doppio significato sel dimbolo di uguaglianza:
``='' può essere interpretato come simbolo di identità , oppure come un
``comando'' per eseguire delle operazioni ([1], [9],
[10]).
La tipologia di una concezione si manifesta anche attraverso le speciali
rappresentazioni interne al soggetto. Secondo quanto ormai noto
([12], [4], [2], [5]), i concetti
matematici a volte sono visualizzati tramite ``immagini mentali'', mentre
altre volte gli stessi concetti sono trattati soprattutto tramite
rappresentazioni verbali.
Le immagini mentali, essendo compatte ed unificanti, sembrano supportare
concezioni strutturali; le osservazioni introspettive di Hadamrd sembrano
rinforszare questa supposizione: ``I need [an image] in order to have a
simultaneous view of all elements ... to hold them toghether, to make a whole
of them ...; to achieve synthesis ... and give the concept its physiognomy''
([6], p.77). La visualizzazione, quindi, rende le idee astratte
più tangibili ed incoraggia a trattarle quasi come se fossero entità
materiali. In effetti le immagini mentali possono essere manipolate quasi
come gli oggetti reali. La rappresentazione visiva è olistica (autoevidente?)
per sua natura, e vari aspetti del concetto matematico posso essere estratti
da essa tramite ``accesso casuale'' (en. ``random access''), senza un
ordine di accesso prestabilito.
Di contro una rappresentazione verbale non può essere presa nel suo
insieme come un tutt'uno (en. ``grasped at one glance''), ma deve invece
essere processata sequenzialmente, quindi sembra essere più appropriata
per rappresentare procedure di calcolo (o procedure in generale, direi).
Per cui le rappresentazioni non visive sembrano essere più pertinenti
al modo operativo di pensare.
A questo punto sfard chiarisce che non sta dicendo che c'è una corrispondenza
biunivoca ta tipi di visualizzazione e tipi di concezione, suggerisce solo
che alcuni tipi di rappresentazioni interne sembrano più vicine all'approccio
strutturale ed altre a quello operativo.
A questo punto Sfard presenta una carrellata bibliografica per mostrare come
questa doppia natura dei concetti matematici sia in realtà , seppur con nomi
diversi e con diversi livelli di descrizione, già stata osservata e studiata
da molti. In particolare possiamo elencare le seguenti ``dicotomie'' (vedi le citazioni di Sfard in [13] per i riferimenti bibliografici):
Secondo Sfard anche le descrizioni date da tutti questi autori sono pocho chiare, uno degli scopi di questo articolo è chiarire la distinzione tra operativo e strutturale. Questa dicotomia (quella introdotta da Sfard) è simile alle altre, ma si distingue da loro per un paio di aspetti fondamentali:
Hiebert e Lefevre ([7], 1986) osservano: ``Storicamente i due tipi
di conoscenza sono stati visti come entità separate, ... coesistenti come
due vicini divisi ... In contrasto, c'è un crescente interesse, oggi, per
come concetti e procedure sono collegati''. Ciononostante questo nuovo
approccio non è ancora unificante: ``le discussioni correnti trattano le
due forme di conoscenza come distinte''. Addirittura pare che si siano
addirittura creati degli schieramenti pro-astratto e pro-procedurale; in
generale l'astratto sembra essere molto più stimato del procedurale.
Anche se tutti ammettono che la matematica ``algoritmica'' sia importante,
l'opinione genrale che prevale è che questa sia matematica di serie B.
Sfard Invece rimarca il fatto che per lei le due forme di conoscenze
(o concezioni, o approcci etc), anche se diverse, sono due facce della stessa
medaglia. Di conseguenza bisogna parlare di dualità piuttosto che di
dicotomia. Questo tipo di approccio priva di ogni significato la
discussione su quale tipo di matematica sia migliore.
Insomma i due modi di interpretare la matematica sembrano essere entrambi
necessari. Sfard cerca di mostrare che una profonda conoscenza che permette
la creazione matematica può essere difficilmente raggiunta senza l'abilità
di ``vedere'' gli oggetti astratti, ma d'altra parte una concezione
strutturale è molto difficile da ottenere (questo, dice, forse è il motivo
per cui molti sentono che l'abilità di sviluppare concezioni strutturali è
ciò che distingue i matematici dai ``mortali''). Di contro Sfard cerca anche
di mostrare che una profonda ``conoscenza'' (en. ``insight'') dei processi
sottostanti i concetti matematici, e forse anche una certa abilità nello
svolgere tali procedure (riferito a ``processi''), dovrebbe per lo meno in
certi casi, essere visto come una base per la comprensione di tali concetti,
piuttosto che come obiettivo finale. Insomma, una cosa del tipo capire e saper
eseguire procedure come base per capire concetti, invece che saper eseguire
procedure come scopo finale.
A questo punto viene posta una domanda tratta da [11]:
Come mai così tanti insegnanti, intelligenti, preparati e motivati, mettono così tanto interesse nel far sviluppare agli alunni particolari abilità nello svolgere le procedure dell'algebra e dell'aritmetica, nonstante decenni di avvertimenti di fare il contrario da parte dei cosiddetti ``esperti''? Cos'è che gli insegnanti sanno e gli altri no?