VIAGGIO ALLE ISOLE FIJI

di: Serena e Andrea  Scrivi all'autore del viaggio

Viaggio fai da te - agosto 2007

VOLI AEREI
Korean Air http://www.koreanair.com

SPOSTAMENTI TRA LE ISOLE
Awesome Adventures Fiji http://www.awesomefiji.com
Island Hoppers Fiji http://www.helicopters.com.fj

ALLOGGI
A Nadi: Sheraton Fiji Resort (località Denarau Marina) e Mocambo Hotel entrambi prenotati su www.expedia.it
A Waya Island: Octopus Resort www.octopusresort.com
A Nanuya Balavu: Mantaray Island Resort www.mantarayisland.com
A Nanuyalailai Island: Nanuya Island Resort www.nanuyafiji.com
A Matamanoa Island: Matamanoa Island Resort www.matamanoa.com
Seoul: Doulos Hotel www.douloshotel.com e Hyatt Regency Incheon http://incheon.regency.hyatt.com/hyatt/hotels/index.jsp


I miei racconti sono sempre un concentrato di emozioni, non riesco mai a fare un diario di viaggio e appuntare giorno dopo giorno quello che avviene, ma solo al ritorno riporto su una pagina bianca quello che un viaggio mi lascia.

Le Fiji mi hanno donato nuove scoperte: ogni viaggio per me è un arricchimento interiore. C’è chi scopre se stesso nella religione, chi nel lavoro o nell’impegni sociali…io scopro sempre una nuova parte di me in viaggio.
Alle Fiji ho scoperto un “mare” nuovo, fatto di colori indescrivibili, di pesci mai visti, di suoni mai sentiti ed ho avuto conferma del mio amore per il mondo marino. Forse vi sembreranno frasi buttate lì ma vi assicuro che anche questo viaggio può donare qualcosa. Non è solo mare, ma un angolo di Terra dove la cultura dei mari del sud si unisce ad una natura spettacolare.
Queste isole sono lontane da noi ventidue ore di volo; non posso dire che non mi siano pesate, ma le rifarei ancora ed ancora pur di tornare alle Fiji.

Il primo impatto con queste isole è stato a Nadi, sull’Isola di Viti Levu (quella principale e più grande): sembrava di essere catapultati in India! Avevamo letto che gli indiani sono emigrati in massa in queste isole e che le attività commerciali sono nelle loro mani, ma mai pensavamo che si notasse così tanto. Subito salta agli occhi la differenza fra, appunto, gli indiani che abitano qua e i veri fijani: i primi un po’ invadenti e pronti a tutto pur di “vendere”, agitati e forse anche meno sorridenti, i secondi molto più sereni, con il sorriso (vero e sincero) sulle labbra, il BULA sempre pronto (tipico saluto fijano) e nascosti nella folla dei “nuovi” abitanti dell’isola.
Da Nadi, dopo una sosta di una notte, siamo partiti con un catamarano per l’inizio dell’avventura, il quale ci ha fatto d taxi far le varie isole del gruppo delle Yasawa. Lasciato il porto di buon’ora ci dirigiamo verso il primo resort, l’Octopus, nell’arcipelago delle Isole Yasawa.


WAYA ISLAND – OCTOPUS RESORT
4 – 7 agosto

L’impatto con la prima isola dove sarebbe iniziato il nostro vero viaggio fatto di relax e belle nuotate, è stato a dir poco mozzafiato! Il catamarano ci lascia davanti all’isola ma a debita distanza causa reef. Vediamo arrivare le barchette del resort che ci recuperano e mentre ci avviciniamo alla riva mi guardo intorno: un mare cristallino, talmente trasparente che riesci a vedere benissimo tutti i pesci che ci sono. In lontananza invece vediamo i bure (bungalow) sulla spiaggia circondati da una fitta vegetazione: palme, ibiscus ecc ecc. Mi sono subito domandata se stavo sognando! Da questa isola a tutte le altre, ogni volta che toccheremo terra ci accoglieranno un gruppo di fijani che canta delle tipiche canzoni locali di benvenuto (se devo essere sincera la prima volta mi è piaciuto molto ma poi non ci facevo più caso!).
L’accoglienza è stata ottima, aperitivo di benvenuto e spiegazione di tutti i servizi (io non li seguivo più, volevo solo andare nel nostro bure e mettermi in costume per poi tuffarmi in quel mare!).
Poi, finalmente, eccoci nel nostro bure sulla spiaggia: tetto in foglie di palma, soffitto con tronchi di albero e, ciliegina sulla torta, bagno all’aperto!!!!! Tutte le sere mentre facevo la doccia era troppo bello guardare il cielo pieno di stelle. E poi fiori da ogni parte, ogni giorno dopo le pulizie trovavamo fiori di ibiscus sul letto, sui mobili, nel bagno e questo è stato così in tutti i resort dove siamo stati.
Le giornate passano tra snorkeling, bagni rilassanti, qualche nuotata in piscina, aperitivi da godersi sull’amacha e delle belle camminate. L’isola è molto grande e facendo un piccolo sentiero che porta sulla cima della montagna si arriva in un punto in cui si può ammirare tutta l’isola. Uno spettacolo unico! Noi abbiamo deciso di continuare nel sentiero arrivando fino al villaggio che si trovava nella parte opposta del nostro resort. Durante il cammino ci siamo imbattuti nella “fattoria” del villaggio: siamo stati accolti da maialini e mucche e dopo da tante persone sorridenti che ci chiedevano di bere una birra con loro! Abbiamo approfittato dell’ospitalità per camminare fra le capanne del villaggio e devo dire che è stato un momento particolare. Queste persone abitano su isole paradisiache, i turisti pagano cifre abbastanza alte per assaporarle qualche giorno e loro, sono poveri: vivono in capanne, hanno vestiti rimediati dai turisti, la maggior parte vivono di sussistenza (escluso coloro che lavorano nei resort, ma sono pochi). Solo nell’isola principale di Viti Levu c’è un miglior tenore di vita, ma ci dicevano che gli indiani hanno il monopolio su tutte le attività commerciali e per loro non può esserci concorrenza; <<siamo troppo buoni>> ci ha detto un fijano, <<e ci facciamo sfruttare dagli indiani>>. A noi effettivamente ci è sembrato proprio così. La loro curiosità per l’Italia è tantissima. Il turismo alle Fiji è quasi esclusivamente australiano e neozelandese, quindi per loro incontrare persone che vengono dall’Europa, dall’altra parte del mondo, è motivo di curiosità, voglia di sapere e conoscere. Le domande sono state tante, peccato che l’inglese parlato dai fijani delle volte sia proprio incomprensibile, quindi il discorso non filava liscio come poteva essere. Ma diciamoci la verità, un viaggiatore deve saper arrangiarsi anche quando si trova a instaurare un dialogo con persone che parlano lingue sconosciute, e noi italiani siamo bravi in questo, quindi alla fine ci siamo capiti persino con l’anziano del villaggio, il quale più che parlare, farfugliava.
La visita al villaggio si è conclusa con la messa domenicale con canti gospel e con un abbraccio con quelle persone che hanno condiviso con noi un pizzico della loro vita. Ci siamo incamminato verso il nostro bure e in qualche minuto ci siamo trovati in un altro mondo (siamo sicuri che sia il migliore?).
L’Octopus è un resort molto carino, si mangia bene ed ha una spiaggia con sabbia dorata e molto lunga.

Votazione (da 1 a 10 massimo voto)

Resort: 8
Bure: 8
Personale Resort: 7
Spiaggia: 8
Barriera Corallina: 7


NANUYA BALAVU – MANTARAI ISLAND RESORT
7 – 12 agosto

Con Awasome ci trasferiamo al nostro secondo resort, quello un po’ più alla mano, frequentato soprattutto da Backpackers. Ci stiamo avvicinando all’isola e da lontano sentiamo già le voci fijane che intonano la canzone di benvenuto. Scendiamo solo in quattro, e veniamo subito portati a vedere i nostri bure. L’impatto è davvero positivo, i bure sono immersi nel verde, sono su palafitte di legno con una bella terrazza ma…il nostro non doveva essere fronte mare? Infatti la ragazza fijana si era sbagliata e ci aveva portato nel bure dell’altra coppia Confused . Riprendiamo il nostro zaino e via verso il j-bure che ci avevano dato. Che dire, siamo proprio a 10 passi dall’acqua (letteralmente), il terrazzo è grande, il bure essenziale ma molto pulito. La prima cosa che faccio è sdraiarmi sul letto con la porta aperta: quella vista è impagabile, non riesco neanche a descrivere la stupenda sensazione nel trovarsi quasi nell’acqua dal proprio letto, ammirare quel mare con tonalità del blu intenso e poi un gran silenzio fotografo . L’unico rumore erano le onde del mare e gli uccelli che sostavano sulle palme vicine. La nostra posizione era distanziata dagli altri bure, quindi avevamo molta privacy.
Al Mantaray la barriera corallina è ancora più bella dell’Octopus. Anche qua passiamo gran parte della giornata dentro l’acqua, fin quando ci troviamo proprio davanti agli occhi un bellissimo esemplare di squalo di barriera pinna bianca. Era la prima volta in vita mia che me lo trovavo faccia a faccia durante una semplice nuotata con maschere e pinne, gli altri incontri durante i nostri viaggi, erano con le guide e andavamo in luoghi appositi per avvistarli. Nei giorni successivi gli incontri sono aumentati per quanto riguarda gli squali: grigio di barriera, squalo leopardo e martello. Per non parlare di tutti gli altri tipi di pesce! Razze, murene, pesci volanti, stelle marine blu a non finire, pesci pagliaccio e tanti altri di cui sinceramente non conosco il nome.
Purtroppo la nota stonata di questa isole era il cibo!!!!! Il cuoco era un indiano (tanto per cambiare) il quale non si sforzava un attimo nell’evitare di mettere il cumino e il rafano (che odio!) in qualsiasi piatto cucinasse. Tutto aveva lo stesso sapore, per fino i dolci (quando c’erano!). Ogni sera quando portavano le cose al buffet, io e Andrea ci guardavamo sconsolati: aperta la porta della cucina arrivava sempre lo stesso odore. La notte mi sognavo il cumino e il rafano che mi sommergevano, sentivo questi odori da ogni parte, le mie papille gustative erano ko .
Anche su quest’isola abbiamo avuto l’occasione di fare delle belle camminate: la mattina, durante la bassa marea (da notare che le Fiji sono soggette a bassa e alta marea molto evidenti), si poteva passare sugli scogli e andare fino alla parte opposta dell’isola ma non riuscivamo a farla tutta perchè era proprio una bella camminata.
Indimenticabile è stata l’escursione che portava a vedere le mante: pensavamo di non vederne (la stagione non è quella giusta) ed invece una “vela” è apparsa sotto i nostri occhi. Mamma mia come sono grandi!!!!!! Sembrano così leggere e delicate ed invece sono l'opposto.
In questo resort abbiamo avuto l’occasione di fare la nostra prima Cerimonia della Kava, i cui effetti sono molto particolari. Ecco di cosa si tratta

CERIMONIA DELLA KAVA
<<Quali siano le sue origini la kava è stata usata nelle cerimonie dei popoli dell’Oceania per migliaia d’anni. Ci sono fondamentalmente tre cerimonie con la kava: la cerimonia completa, che viene praticata in tutte le occasioni importanti; quella che viene praticata quando si incontrano gli anziani del villaggio, i capi e i nobili, e quando vengono in visita i capi e dignitari; il circolo della kava, meno formale, che si pratica negli incontri sociali.
Il rito completo della kava, che è riservato ai visitatori più onorati, prevede che tutti gli ospiti salgano su una piattaforma. La cerimonia inizia con l’arrivo di un gruppo di giovani in abito da cerimonia, che portano una coppa della bevanda di kava e gli utensili necessari. La coppa è posta fra i preparatori della kava e i visitatori. La kava è versata in una tazza da una persona scelta in modo particolare, che poi si gira, si pone di fronte ai visitatori e porge la bevanda al più importante degli ospiti. All’ospite si spiega che deve bere tenendo la tazza con le due mani. Se tutta la tazza viene bevuta senza interruzioni tutti dicono "a maca" (pronuncia: a maha) che significa "è vuota" e applaudono per tre volte con le mani a coppa. Allora la persona che tiene la tazza torna alla coppa della kava e serve la persona che segue per rango e importanza.
Le persone importanti che visitano Tonga, le Fiji e le altre isole dell’Oceania partecipano ancora alle cerinionie con la kava.
Anticamente si usava masticare la radice di kava e poi, dopo aver immerso le parti masticate in un recipiente contenente latte di cocco, bere il succo derivante. Oggi si usano radici tritate e macinate preparate sotto forma di bevanda. Ma la forma che garantisce il più alto contenuto dei principi attivi della radice è l’estratto secco titolato e standardizzato in kavalattoni.>>

EFFETTI DELLA KAVA
<<Le persone che consumano kava segnalano dì provare dopo aver bevuto, un piacevole senso di tranquillità e di socievolezza. I rapporti soggettivi degli scienziati che hanno provato personalmente la kava sono piuttosto numerosi. Uno dei primi studi scientifici sulla kava è stato effettuato dal farmacologo Louis Lewin nel 1886. Una descrizione più tarda, scritta nel 1927, è riportata nel libro Kava, the Pacifie Drug (Kava, la droga del Pacifico), Yale University Press, New Haven, 1992.
"Quando la misura non è troppo forte il soggetto raggiunge uno stato di piacevole noncuranza, di benessere e di contentezza, privo di eccitazione fisica o psicologica. Già all’inizio la conversazione scorre in modo agevole e calmo, vista e udito si affinano e sono in grado di percepire sottili sfumature di suono e visione. La kava addolcisce il carattere. Quelli che bevono non diventano mai irritati, sgradevoli, litigiosi o rumorosi, come succede con l’alcol. Sia i nativi che i bianchi considerano la kava come un mezzo per addolcire lo sconforto morale. Chi la beve rimane padrone della sua consapevolezza e della ragione."
Una descrizione più recente è fornita dal ricercatore R.J. Gregory, che descrive la propria esperienza diretta.
"La kava afferra la mente; è qualcosa che cambia nel processo con cui l’informazione entra, viene ritrovata o conduce all’azione. Il pensiero è certamente modificato dall’esperienza della kava, ma non al modo della caffeina, dell’alcool. Io direi che ho sperimentato un cambiamento da un modo di pensiero lineare a un senso più ampio dell’essere e della felicità di esistere. La memoria era potenziata, e si desiderava fortemente una limitazione dei dati percettivi, specialmente per i disturbi provocati dalla luce, dal movimento, dal rumore, ecc. Pace e quiete erano molto importanti per mantenere il senso interiore della serenità. I miei sensi sembrano più fini del solito".
Bere un mezzo guscio di cocco (100 - 150 ml ) di certe varietà di kava basta a indurre in molte persone un sonno pesante e senza incubi in una mezzora. Diversamente dall’alcool e da altri sedativi, la kava non produce sgradevoli "cerchi alla testa" al mattino. Le persone che hanno bevuto kava si svegliano in pieno possesso delle loro capacità fisiche e mentali.
I costituenti attivi più importanti del kava sono i Kavalattoni.>>

Ed io aggiungo: a me ha fatto solo sentire la lingua come anestetizzata, forse ne ho bevuta poca!? Very Happy
Cinque giorni al Mantaray sono passati velocemente (non per lo stomaco). Prima di riprendere il catamarano che ci avrebbe portato al nord dell’arcipelago delle Yasawa (all’isola di Nanuyalailai) Andrea ha fatto una bella chiacchierata con un fijano che ha lavorato per 7 anni con due italiani che con la loro barca a vela facevano servizio charter alle Fiji e sapete cosa abbiamo scoperto da lui? Che l’italiano è molto simile al fijano !!! Question

Resort: 6
Bure: 7
Personale Resort: 7
Spiaggia: 6,5
Barriera Corallina: 8

NANUYALAILAI – NANUYA ISLAND RESORT
12 – 15 agosto

Ci dirigiamo all’estremo nord dell’arcipelago delle Isole Yasawa, verso l’isola di Nanuyalailai, una delle ultime del gruppo. Durante il tragitto abbiamo modo di ammirare molte isole e di fare quattro chiacchiere con alcuni spagnoli che provenivano da Kiribati (e noi naturalmente cosa pensiamo sentendo i loro racconti di questa isola poco frequentata dai turisti e poco conosciuta? <<Potrebbe essere una meta papabile>>).
In circa tre ore arriviamo a destinazione e appena scesi non crediamo ai nostri occhi: l’isola è grande e la spiaggia è talmente lunga da non vederne la fine! Questa è la prima isola che troviamo con la sabbia bianca, le altre l’avevano dorata. Guardiamo all’orizzonte e ci rendiamo conto che questa isola è proprio quella tipica da cartolina che raffigura le isole del Sud Pacifico. La particolarità delle isole di questa zona è che ci sono pochi turisti, di italiani per ora nessuna traccia, quindi sembra quasi di essere gli unici al resort dove alloggiamo. Veniamo accolti dal proprietario (un americano) che molto gentilmente ci spiega quello che c’è da fare. La chiacchierata finisce velocemente perché la particolarità di questo resort è la sua tranquillità: niente animazione (per fortuna!), ma solo riservatezza per gli ospiti. I bure sono in tutto solo otto: 4 fronte mare e 4 sugli alberi; noi avevamo preso proprio quello sull’albero. L’esperienza è stata incredibilmente piacevole perché affacciarsi al terrazzino e trovarsi sospesi su un albero è molto divertente. Ogni volta che siamo entrati nei bure ho sempre pregato che ci fossero un bel po’ di gechi, gli unici che riescono a togliere di mezzo gli scarafaggi! Essendo su delle isole è normale che ci siano. Non vi preoccupate, non sono quelli di fogna come siamo abituati a vedere, ma scarafaggi che abitano l’isole, stanno nell’erba. Ad ogni modo vederli fa un po’ effetto perché sono giganteschi!!! La Lonely Planet avvisava dei lati negativi delle Fiji: gli scarafaggi giganti e le zanzare che ti massacrano! Delle seconde neanche l’ombra, dei primi…diciamo che li abbiamo visti e sentiti zampettare di notte! Laughing
Durante il pranzo e prima di andare alla scoperta dell’isola, scopriamo che un gruppo di fotografi e giornalisti della BBC (per un totale di circa 6 persone), sono in questo resort per girare un documentario per il canale di Sky, Nationl Geographic. Ammettiamo che qualche oretta l’abbiamo passata a guardare i loro preparativi per effettuare le immersioni con tutta l’attrezzatura (roba da urlo!) in più siamo riusciti a scroccare la connessione wireless con il palmare, non più criptata proprio per rendere il loro lavoro più semplice (ogni volta che rientravano spedivano il materiale recuperato via internet alla sede centrale).
Il resort è bellissimo, immerso nella natura, con divani fra palme e ibiscus
Nei pochi giorni che abbiamo sostato nell’isola, abbiamo effettuato un’escursione particolare: siamo andati all’isola dove hanno girato il vecchio film Laguna Blu, per la precisione visita alle grotte sott’acqua. Un’esperienza che ripeterei solo in parte!!!!! Con un’ora di barchetta arriviamo a quest’isola, molto bella e selvaggia, ricordo bene di averla vista tante volte nel film (da piccola lo avrò guardato una decina di volte!). Sinceramente credevo che la visita alla grotte fosse semplice ed invece ci troviamo a dover superare una prova non da poco, soprattutto per me che soffro un po’ di claustrofobia: scendiamo in queste grotte dove ad un certo punto arriviamo in una zona dove siamo obbligati ad entrare in acqua; sopra di noi vediamo il cielo ma l’acqua è nera, nera, non si vede niente Sorpreso Ci mettiamo maschere e boccaglio ed ecco che ci viene spiegato come entrare nelle varie grotte: in pratica dobbiamo trattenere il respiro, andare sotto l’acqua e passare da una fessura stretta e bassa per poi sbucare dall’altra parte (in pratica siamo guidati dalla luce della guida che ci indica la strada da percorrere), dove ci aspetta una nuova grotta.
Cosa?????? Shocked Volete che io mi infili in un buco che non so quanto è lungo, senza avere idea di quanto tempo devo trattenere il respiro e dove non si vede una mazza? Già sono ciecata senza occhiali, figuriamoci senza occhiali e con maschera nel buio della grotta!!!
L’acqua è freddissima ed in più ci sono degli animaletti strani che ti si appiccicano addosso e ti mordicchiano. Me ne sono tolti tantissimi, veramente noiosi perché si infilavano anche in parti nascoste… Vergogna
Mi sono rifiutata ed ho preferito esplorare altro mentre Andrea si è buttato in questa esperienza. Molte persone si sono bloccate, alcune per un motivo semplice: non riuscivano a passare dal buco sotto l’acqua perché veramente stretto!
Comunque l’isola vale l’oretta di barca.
Al rientro ci siamo spaparanzati al sole per scaldarci dopo un’ora passata in acqua gelida!!!
Questi giorni passano velocemente, conosciamo americani, inglesi e francesi che sostano in questa insenatura con la loro barca a vela, infatti questa zona è frequentatissima da velisti che fanno il giro del mondo con le proprie barche, le loro esperienze sono racconti che non smetteresti di ascoltare e Andrea si convince ancora di più che prima o poi anche noi realizzeremo questo nostro sogno!
Per la prima volta in vita mia mi trovo davanti agli occhi i pipistrelli volpe: pelosissimi e molto grandi!! Ti volano sopra la testa, così bassi che quasi sentivi l'aria mossa dal loro sbattere di ali/zampe, chiamatele come vi pare ridere
Il giorno che partiamo da questa isola con noi si imbarcano anche quelli della BBC e mentre facciamo rotta verso Nadi dove sosteremo una notte prima di ripartire per l’ultima isola nelle Mamanuca, notiamo una barca a vela con targa e due ragazzi sopra…ci pensiamo un attimo e subito ricordiamo che le targhe alle barche sono obbligatorie solo in Italia, quindi sono due ragazzi italiani che stanno facendo il giro del mondo in barca a vela!!! Purtroppo non abbiamo potuto fare due chiacchiere con loro (Andrea avrebbe voluto domandare tante cose tecniche e pratiche per l’avventura che stanno facendo) ma siamo stati felici di vedere che anche noi italiani ci imbattiamo in queste avventure.
Ci aspettano ben cinque ore di catamarano per arrivare a Nadi, con macchina fotografica e telecamera alla mano immortaliamo questo bellissimo arcipelago che non sappiamo se mai rivedremo nella nostra vita.

Resort: 10
Bure: 8
Personale Resort: 10
Spiaggia: 10
Barriera Corallina: 6

MATAMANOA ISLAND (gruppo della Mamanuca) – MATAMANOA RESORT
16-23 AGOSTO

Dopo aver passato dei giorni veramente piacevoli al Nanuya resort, torniamo a Nadi, anzi, per la precisione a Denarau Marina, dove sosteremo per una notte, questa volta allo Sheraton. In questo hotel sembra di essere in una piccola cittadina, ci sono tantissimi negozi, tre piscine, sei ristoranti ed è immerso in un palmeto. La camera è molto bella, con un bagno veramente troppo grande e specchi da ogni parte. Ok lo, so che voi penserete certe cose Laughing ma è scioccante entrare al bagno di prima mattina e vedersi rispecchiata in ogni angolo Shocked … però peccato che ci staremo solo una notte Very Happy

Dopo una cena veloce facciamo un giretto fra i negozi ed io mi catapulto in quello di Cartier…naturalmente solo per guardare!!! Piange

La mattina seguente alle nove in punto ci vengono a prendere per portarci in mezzo ad un campo (s', proprio in mezzo ad un campo) per aspettare l’elicottero che ci avrebbe trasportato velocemente al Matamanoa Resort. Rimaniamo circa dieci minuti ad aspettarlo e per l’ennesima volta ne approfittiamo per fare due chiacchiere con il fijano che ci era venuto a prendere (anzi, l’indano!). Era molto incuriosito dall’Italia, ed era pure convinto che il nostro paese fosse quello dei balocchi (magari!). E’ rimasto sconcertato quando lo abbiamo messo al corrente di come vanno, più o meno, le cose, sembrava quasi gli fosse caduto un mito…ci siamo sentiti un po’ in colpa.

Ma ecco che in lontananza sentiamo arrivare l’elicottero. Per me è la prima volta, ammetto di essere emozionata e più di una volta, prima di salire, mi sono detta <<ma chi me lo ha fatto fare di prenotare l’elicottero!>> Sorpreso .
Il rumore è assordante. Il fijano/indiano va a prenderci le cuffie che metteremo prima di salire, poi sull’elicottero avremo quelle professionali Very Happy Il pilota, un australiano molto professionale, capisce dalla mia faccia che non ero mai salita su un elicottero e mi accoglie con qualche frase di benvenuto che io non ho assolutamente capito Question un po’ perché ero agitata e poi, da solita sfigata della situazione, non mi funzionavano bene le cuffie quindi non sentivo la sua voce ma arrivava solo un brusio!! Che delusione, mi sono persa le spiegazioni di quello che vedevamo mentre Andrea sentiva tutto!!! Lui mi guardava ed io facevo cenno di si con la testa, davo l’ok con il pollice tanto per farlo contento.
Andrea era posizionato davanti, accanto al pilota, io ero dietro.
Ecco che partiamo…sale in verticale…oh mamma ho le vertigini e con la manovra successiva (un bella virata a sinistra con partenza a razzo) la testa mi girava da morire Shocked . Credo che se mi avessero filmato, il video sarebbe stata una comica. Però ragazzi, bastano due minuti perché inizi a godere di questa bellissima prima esperienza in elicottero: quella è l’altezza giusta per ammirare la barriera corallina, vedere banchi di sabbia affioranti e guardare verso l’orizzonte.

Siamo arrivati a destinazione dopo 20 minuti circa, giro panoramico delle isole (che pilota gentile) e discesa su un piccolissimo molo di legno. Ma come, è già finito???? Ora che ci avevo preso gusto, mannaggia! Lingua

Veniamo accompagnati nel nostro bure sulla spiaggia e rimaniamo sbalorditi per quanto è grande! Quest’isola è molto diversa da quelle viste fino ad ora alle Fiji: molto piccola e con sabbia bianchissima, mentre le altre erano grandi e con sabbia bella dorata. Gli arcipelaghi delle Yasawa e Mamanuca si differenziano proprio in questo: le prime più grandi e selvagge adatte a dei veri backpackers, le seconde molto più piccole, con resort più lussuosi e gettonate dalle coppie in viaggio di nozze spedite qua dalle agenzie.
Siamo veramente contenti di passare l’ultima settimana qua, un po’ coccolati e con qualche comodità in più. In quest’isola ritroviamo per la prima volta, degli italiani. La maggior parte sono stati sbattuti qua dalle agenzie di viaggio che scopriamo gli hanno fatto fare itinerari a dir poco assurdi! Primo perché la maggior parte faceva scalo a Los Angeles quando passando dall’Asia è molto più breve la tratta, secondo per le cifre che abbiamo sentito hanno pagato. In pratica noi, prenotando il resort tramite un’agenzia di Nadi, abbiamo speso meno della metà! Non vi dico le facce che hanno fatto sapendo quanto pagavamo al giorno per i loro stessi servizi…poveri.
Comunque, quest’isola ha una barriera corallina spettacolare, di tipo a giardino e non a coni come avevamo trovato fino ad ora. Ormai sono convinta che il bello delle Fiji stia per la moggior parte sotto l’acqua, vi assicuro che basta una maschera per trovarsi in un mondo indescrivibile per la bellezza.
Di solito io e Andrea la mattina ci spostavamo in una zona dell’isola dove nessun andava, lì l’acqua era particolarmente bella, e la temperatura leggermente più calda confronto alla zona davanti al bure. Soli soletti ci godevamo questo angolo di paradiso con alle nostre spalle l’isola di Cast Away ormai ribattezzata così dopo che ci hanno girato il film con Tom Hanks.
Il fatto che in questo resort ci fossero degli italiani è come se avesse dato fine al nostro viaggio, non perchè non volevamo avere a che fare con gli italiani (anche se ammetto che alcuni "tipi" erano i classici italiani cacionari ) ma per il fatto che sentivamo parlare la nostra lingua, che non praticavamo ormai da un .
Alcuni di questi italiani erano persone che intendono il viaggio proprio come lo intendiamo noi e la sera ci trovavamo a bere un aperitivo davanti a dei bellissimi tramonti, seduti davanti al bure a chiacchierare di quanto è bello scoprire il mondo e le sue diversità.
Questa settimana al Matamanoa ci ha regalato ancora attimi indimenticabili, magari meno "avventurosi" e con più comodità, ma rimarranno nel nostro cuore.
E' stata una forte emozione salire sul catamarano e salutare queste isole. Il magone alla gola, la solita canzone cantata dai fijani per il saluto ci dava un'emozione diversa dalle altre volte, questa sarebbe stata l'ultima volta che la sentivamo. La ciliegina sulla torta è stato l'incontro con i delfini durante il tragitto che ci divideva da Nadi. Il capitano è venuto via dalla sua postazione e fra tutta le gente che c'era sopra (una ventina di persone) è venuto proprio da noi a dirci di guardare sotto che eravamo affiancati dai delfini. Questi hanno iniziato a fare dei salti incredibili, fotografarli e riprenderli era veramente difficili visto che ora sbucavano qua dopo erano da tutt'altra parte! Che bello vederli giocare fra di loro
Alle 18 arriviamo a Nadi, prendiamo un taxi e torniamo all'ormai conosciuto Mocambo Hotel. Con noi ci sono altri due ragazzi italiani che casualmente alloggiano nello stesso hotel (erano anche al Matamanoa e avevano fatto il passaggio in catamarano con noi). Ceniamo insieme, ultimi commenti e risate, alle 23 tutti a letto perchè l'indomani ci aspetta un bel volo di 11 ore, destinazione SEOUL.

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